Pomodoro da industria, un contratto che fa male agli agricoltori
Un contratto che fa male agli agricoltori e che valutiamo molto negativamente. Questo è il fermo giudizio di Coldiretti Cremona nei confronti del contratto per il pomodoro da industria sottoscritto nei giorni scorsi tra gli industriali del settore e le OP.
Il prezzo stabilito in 79,95 euro/tonnellata non garantisce la copertura dei costi di produzione e indurrà molti produttori ad abbandonare questa importante coltura dei nostri territori e del made in Itali agroalimentare. L’accordo stabilisce anche una riduzione delle superfici a pomodoro, oltre a una forte penalizzazione per chi sfora le superfici contrattualizzate.
Un altro elemento negativo è che tale accordo arriva in ritardo, stante che gli agricoltori hanno nella maggior parte dei casi ordinato le piantine. Il tutto accade quando il nostro paese assiste a una vera e propria invasione di prodotto straniero, proveniente in particolar modo dalla Cina.
Una precisazione doverosa rispetto ad alcune dichiarazioni apparse sulla stampa in questi giorni sul tema: l’accordo è stata sottoscritto tra gli industriali e le OP.
Le cooperative (come il Consorzio Casalasco del Pomodoro) non partecipano alla trattativa e pertanto non hanno firmato questo accordo.
L’oro rosso si ferma a 8 mila ettari, crollo prezzi “congela” coltivazioni
Prezzi in calo, frena il pomodoro. Quest’anno in Lombardia – secondo una rilevazione della Coldiretti regionale fra gli operatori del settore - le superfici dedicate alla salsa Made in Italy non cresceranno e nella migliore delle ipotesi resteranno ancorate a quota ottomila ettari, la stessa registrata nel 2016. “Il prezzo di 79,95 euro a tonnellata firmato da industriali e Op (le cooperative non partecipano alla trattativa, ndr) non copre i costi di produzione ed è addirittura in forte diminuzione rispetto a quello dello scorso anno, già insufficiente. Così si compromette la tenuta del settore, bloccando la crescita del pomodoro made in Italy”, spiega Paolo Voltini, Presidente di Coldiretti Cremona e del Consorzio Casalasco del Pomodoro, la più grande cooperativa di produttori d’Italia con sede a Rivarolo del Re (Cremona) e 370 aziende agricole associate. La culla del pomodoro lombardo è fra Mantova e Cremona dove si concentrano i due terzi di tutta la produzione regionale.
A livello provinciale – spiega la Coldiretti Lombardia – la produzione è così suddivisa: oltre 4 mila ettari a Mantova, più di duemila a Cremona, 564 a Brescia, 292 a Lodi, 109 a Milano, 820 a Pavia, 7 a Monza e con appezzamenti residuali nel resto dei territori. Le operazioni di trapianto in campo inizieranno nell’ultima settimana di marzo. La Lombardia è, insieme all’Emilia Romagna, il cuore di una produzione del nord Italia che ormai rappresenta più del 50% del totale nazionale. Nel settore del pomodoro da industria - continua la Coldiretti - sono impegnati in Italia oltre 8mila imprenditori agricoli che coltivano su circa 72.000 ettari, 120 industrie di trasformazione in cui trovano lavoro ben 10mila persone, con un valore della produzione superiore ai 3,3 miliardi di euro.
Si tratta di un patrimonio che - conclude la Coldiretti - va salvaguardato garantendo un prezzo adeguato e il rispetto dei tempi di contrattazione per consentire una adeguata pianificazione e una giusta remunerazione del prodotto agli agricoltori italiani. Intanto sono aumentate del 43% le importazioni di concentrato di pomodoro dalla Cina che hanno raggiunto circa 100 milioni di chili nel 2016, pari a circa il 20 per cento della produzione nazionale in pomodoro fresco equivalente.