5 Agosto 2011
NAS CREMONA, SEQUESTRATI 700 SUINETTI

SUINICOLTURA, OPERAZIONE DEI NAS A CREMONA: SEQUESTRATI 700 SUINETTI OLANDESI  SPACCIATI  PER ITALIANI

Coldiretti Cremona: “E’ la conferma del danno economico arrecato ai suinicoltori ed è una ulteriore prova a sostegno della nostra battaglia a tutela del Made in Italy. Subito la piena applicazione della legge che impone l’origine in etichetta”

“Di fronte alla crisi della nostra suinicoltura, schiacciata dalle speculazioni e dalla concorrenza sleale dei prodotti in arrivo dall’estero, è importante  dare completa realizzazione al processo di messa in trasparenza del mercato, attraverso il rafforzamento del sistema dei controlli e con la piena attuazione dalla legge nazionale sull’etichettatura di origine, approvata all’unanimità dal Parlamento italiano all’inizio dell’anno, che prevede l’obbligo di indicare l’origine per tutti gli alimenti. L’operazione condotta a Cremona, che svela un’altra truffa a danno sia degli imprenditori agricoli che dei cittadini-consumatori, è l’ennesima conferma, se mai ve ne fosse bisogno, della gravità della situazione, da tempo denunciata da Coldiretti, e al tempo stesso è una ulteriore legittimazione della grande manifestazione organizzata martedì scorso in piazza Affari, che ha visto centinaia di allevatori di Coldiretti raccogliersi nel cuore finanziario della regione, portando anche alcuni suini alle porte della Borsa. Mentre gli allevamenti italiani chiudono, si continua ad importare prodotto straniero, suinetti piuttosto che cosce già pronte, per poi spacciare il tutto per Made in Italy. E’ ora di dire basta a questa vergogna”. A parlare è Simone Solfanelli, Direttore di Coldiretti Cremona, nell’esprimere soddisfazione e gratitudine per il lavoro dei NAS Carabinieri di Cremona, che hanno denunciato il titolare di uno stabilimento di macellazione e selezionamento carni, per aver posto in commercio 700 suinetti congelati importati dall’Olanda, etichettandoli come “nati ed allevati in Italia”, per la distribuzione sul mercato italiano.

“In dieci anni l’Italia ha perso l’85% dei suoi allevamenti suinicoli: dai 193mila del 2000 si è passati ai 26mila del 2010. Guardando alla nostra regione, basti dire che fra il 2000 e 2010 le aziende suinicole lombarde sono scese da 7.487 a 2.639 con un calo del 65% – aggiunge il Direttore di Coldiretti Cremona –. L’inganno dei prodotti introdotti dall’estero, spacciati poi per made in Italy, è senza dubbio tra le prime cause della grave crisi che la suinicoltura italiana sta vivendo. Voglio aggiungere un altro dato: oggi tre prosciutti su quattro venduti in Italia sono in realtà ottenuti da maiali allevati all’estero, ma questo i consumatori non lo sanno perché non è obbligatorio indicare in etichetta la provenienza. L’Italia ha importato 62 milioni di cosce di maiale destinate, con la trasformazione e la stagionatura, a diventare prosciutti “Made in Italy” con un inganno nei confronti dei consumatori e danni per i produttori che subiscono una concorrenza sleale”.
Anche perché – evidenzia Coldiretti Cremona – mentre negli allevamenti italiani i maiali sono alimentati con prodotti di qualità sulla base di rigorosi disciplinari di produzione “Dop”, all’estero si usano spesso sottoprodotti se non addirittura sostanze illegali, come è accaduto nel recente scandalo dei mangimi alla diossina prodotti in Germania e utilizzati negli allevamenti di polli e maiali. Sul mercato è facile acquistare prosciutti contrassegnati dal tricolore, con nomi accattivanti come prosciutto nostrano o di montagna che in realtà non hanno nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale. Una situazione – denuncia la Coldiretti – favorita dall’inerzia dell’Unione Europea, che dopo i recenti allarmi sanitari ha deciso di estendere con un regolamento l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza della carne di maiale, al pari di quanto è stato fatto con quella bovina dopo l’emergenza mucca pazza, ad esclusione però degli alimenti trasformati come salami e prosciutti dove più spesso si nasconde l’inganno. Anche attraverso la mobilitazione che martedì 26 luglio ha condotto un migliaio di allevatori in Piazza Affari a Milano – invadendo il cuore finanziario della regione con bandiere gialle e persino con alcuni suini –, la Coldiretti ha ribadito la richiesta che vengano emanati i provvedimenti applicativi previsti dalla legge nazionale sull’etichettatura di origine approvata all’unanimità dal Parlamento italiano all’inizio dell’anno che prevede l’obbligo di indicare l’origine per tutti gli alimenti.
“Con oltre un milione di suini allevati, Cremona rappresenta insieme a Mantova e a Brescia il 73% del patrimonio regionale. Da questi allevamenti giungono produzioni d’eccellenza, indissolubilmente legate alla nostra terra e alla nostra agricoltura – conclude il Direttore di Coldiretti Cremona –. Siamo dunque in prima linea, in questa azione a difesa di un comparto che è tra i fiori all’occhiello della nostra economia. Confermiamo ai Nas e a tutte le forze dell’ordine il nostro pieno appoggio, insieme a tutta la nostra gratitudine per il loro preziosissimo lavoro. Al tempo stesso, rileviamo la necessità di vedere quanto prima tradotta in decreto attuativo, ed applicata appieno, la legge sull’origine in etichetta, per tutti i prodotti della suinicoltura”.

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Fra 2000 e 2010 le aziende suinicole lombarde sono scese da 7.487 a 2.639 con un calo del 65%

Nel 2010 l’ Italia ha importato un milione di capi L’export dei suini è crollato del 70% rispetto al 2009

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