"GIOVANI PER L'ITALIA"
GIOVANI IMPRESA IN ASSEMBLEA
Meno burocrazia e rendite; più innovazione, credito e formazione. E’ la “formula” per rilanciare il Paese proposta dai giovani imprenditori della Coldiretti, nel corso della partecipatissima Assemblea tenutasi ieri a Roma, presso l’Auditorium della musica. In occasione della storica assise, cui ha preso parte una delegazione di giovani imprenditori di Coldiretti Cremona, è stato presentato il primo Manifesto “Giovani per l’Italia”.
“Il nostro Paese non può tollerare che l’occupazione dei giovani sotto i 25 anni sia tra le più basse in Europa e che il tasso di disoccupazione sia, di contro, tra i più elevati – ha sottolineato il delegato nazionale di Coldiretti Giovani Impresa, Vittorio Sangiorgio -, né che si guardi ai giovani come un grande problema da risolvere all’interno del sistema economico piuttosto che come un’opportunità. Le storie delle giovani imprese agricole, infatti, hanno tracciato nell’intero territorio nazionale un nuovo e più sostenibile modello di sviluppo basato su logiche di rete, dinamismo, innovazione e diversificazione, di attenzione alla società, di conciliazione tra redditività e affermazione personale, passione ed etica del lavoro, integrazione e coesione sociale”. Questo modello di sviluppo – puntualizza Coldiretti Giovani Impresa –, nasce e si nutre del valore dell’italianità come leva strategica a costo zero affinché il Paese possa competere attraverso la produzione di beni e servizi ad alto valore aggiunto, arricchiti dai fattori ambientali e storico-culturali distintivi dell’Italia. Affinché possano investire nel loro futuro i giovani hanno bisogno però di un nuovo e chiaro modello di sviluppo e di politiche pubbliche che concorrano a renderlo possibile. Per fare ciò – spiega Coldiretti Giovani Impresa – occorre la costruzione di una vera politica integrata per l’imprenditorialità, investire in intelligenti attività di accompagnamento alla progettazione, adeguati meccanismi di assistenza allo start up, filiere corte di accesso al credito gestite dai Confidi.
Ma serve anche abbattere il carico burocratico riducendo tempi e costi per l’avvio e per l’esercizio dell’attività di impresa, anche attraverso un maggior ricorso a sistemi di autocertificazione e l’attuazione degli istituti previsti dalla normativa vigente quali esempi di sussidiarietà (Agenzia per le imprese), nonché favorire i processi di autentica internazionalizzazione. Il progetto di Coldiretti per la costruzione di una Filiera Agricola tutta Italiana deve essere valorizzato come piena espressione del protagonismo dei giovani quale via italiana per lo sviluppo del Paese. Per la crescita del paese diventa strategico anche un nuovo sistema della ricerca che sappia anticipare il bisogno di innovazione e premiare la capacità dei giovani, diffondere una formazione tecnica professionale e universitaria che superi il modello italiano “studio, poi lavoro” attraverso la partecipazione delle imprese alla costruzione dei processi formativi garantendo un effettivo equilibrio tra domanda e offerta formativa professionale e terziaria.
Bisogna infine – conclude Coldiretti Giovani Impresa – rafforzare gli strumenti per l’accesso e la mobilità della terra rimuovendo vecchie e nuove forme di rendita, e lo straordinario patrimonio ambientale e fondiario dell’agricoltura italiana a garanzia di uno sviluppo sostenibile e delle generazioni future, nonché accrescere il peso dei giovani in tutti gli ambiti civili, politici ed economici della società nazionale, a partire tra l’altro dalle normative che regolano l’età dell’elettorato attivo e passivo.
IL MANIFESTO DELLE GIOVANI IMPRESE COLDIRETTI
COSTRUIAMO UN PAESE CHE:
1. Riconosca i giovani come naturale priorità e risorsa strategica per la crescita economica e occupazionale dell’Italia, misurando sui giovani tutte le politiche, finalizzate allo sviluppo e al dinamismo imprenditoriale, a partire da quelle agricole, a vantaggio tanto dei giovani quanto degli adulti;
2. Valorizzi il progetto di Coldiretti per la costruzione di una Filiera Agricola Tutta Italiana, come piena espressione del protagonismo dei giovani quale via italiana per lo sviluppo del Paese;
3. Sostenga il modello di sviluppo delle giovani imprese attraverso la costruzione di una vera politica integrata per l’imprenditorialità;
4. Investa in intelligenti attività di accompagnamento alla progettazione, adeguati meccanismi di assistenza allo start up, filiere corte di accesso al credito gestite dai Confidi;
5. Promuova strumenti per ridurre tempi e costi per l’avvio e per l’esercizio dell’attività di impresa, anche attraverso un maggior ricorso a sistemi di autocertificazione, l’attuazione degli istituti previsti dalla normativa vigente quali esempi di sussidiarietà (Agenzia per le imprese), nonché superando le disomogeneità normative esistenti a livello territoriale;
6. Favorisca i processi di autentica internazionalizzazione delle giovani imprese agricole impegnate nella produzione del vero made in Italy favorendo le dinamiche di rete interimprenditoriali e intersettoriali;
7. Persegua un sistema istituzionale della ricerca che sappia anticipare i fabbisogni espliciti e latenti di innovazione, trasferirne le risposte direttamente all’impresa, premiare la propensione e la capacità innovativa dei giovani imprenditori nei prodotti, nei processi, nei servizi al territorio, esaltando cultura, tradizione, ambiente e peculiarità del vero made in Italy;
8. Diffonda una formazione tecnica professionale e universitaria che superi il modello italiano “studio, poi lavoro” attraverso la partecipazione delle imprese alla costruzione dei processi formativi garantendo un effettivo equilibrio tra domanda e offerta formativa professionale e terziaria;
9. Rafforzi gli strumenti per l’accesso e la mobilità della terra rimuovendo vecchie e nuove forme di rendita, preservando lo straordinario patrimonio ambientale e fondiario dell’agricoltura italiana a garanzia di uno sviluppo sostenibile e delle generazioni future;
10. Accresca il peso dei giovani in tutti gli ambiti civili, politici ed economici della società nazionale, a partire tra l’altro dalle normative che regolano l’età dell’elettorato attivo e passivo.
Coldiretti: le giovani imprese crescono il triplo, con metà del credito
Le giovani imprese hanno la metà delle possibilità di accedere al credito rispetto a quelle adulte, ma crescono il triplo. E’ quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Swg presentata a Roma in occasione dell’Assemblea di Coldiretti Giovani Impresa, in rappresentanza delle 61mila imprese agricole condotte da giovani in Italia. L’esperienza del settore agricolo - sottolinea la Coldiretti - conferma che quando in azienda è presente un giovane la crisi si fa meno sentire, con risultati migliori in termini di reddito ed occupati.
Il 33% dei giovani agricoltori si trova in fase di espansione aziendale, al Nord come al Sud, contro il 10% della media nazionale, e ciò nonostante le opportunità di ottenere finanziamenti dalle banche si riducono della metà: il 17% degli under 30 segnala, infatti, difficoltà rispetto all’8% degli adulti. Gli under 30 sono particolarmente attivi nell’export, con il 13% dei giovani che vende oltre confine, contro una media nazionale dell’8%. Il 40% dichiara inoltre di aver aumentato il proprio fatturato nell’ultimo anno.
Ancora, il 37% - continua Coldiretti - vuole espandersi nei prossimi tre anni, attraverso l’affitto (22%) o l’acquisto di terreni (15%). Un’azienda su due vanta anche una certificazione di qualità mentre il 63% è multifunzionale, contro il 37% del campione nazionale. Non a caso, il principale settore di investimento per i giovani imprenditori (42%) è la vendita diretta dei propri prodotti, seguita da agroenergie (24%) e agriturismo (18%). Ma la filiera corta con la vendita diretta in azienda o nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica è anche il canale commerciale preferito (64%). Sul fronte occupazionale, nelle giovani imprese agricole lavorano stabilmente in media tre persone all’anno. Forte la presenza di lavoratori immigrati, in media del 18% contro il 10-11% generale. Non mancano però gli ostacoli: per il 36% dei giovani la principale difficoltà per lo sviluppo di impresa è la burocrazia.
“Per consolidare questi risultati serve una politica di creazione di imprese giovani all’interno di un’idea precisa di crescita economica del Paese - sottolinea il delegato nazionale di Coldiretti Giovani Impresa, Vittorio Sangiorgio - che si basi su intelligenti attività di promozione e di accompagnamento alla fase di progettazione; su meccanismi di assistenza allo start-up; su innovative ipotesi per la messa a disposizione delle giovani imprese dei terreni, su un coordinamento tra le diverse competenze; su una regolamentazione e semplificazione dell’accesso al credito per evitare che in un momento di crisi economica e di scarsità di risorse si rischi di lasciare inutilizzate risorse disponibili e a cui i nostri giovani non riescono ad accedere”. L’agricoltura è l’unico settore che non ha visto diminuire la presenza percentuale di giovani imprenditori agricoli under 30 negli ultimi quindici anni”, ha affermato il Presidente nazionale della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “nell’attività manifatturiera tale percentuale si è più che dimezzata. La presenza di giovani agricoltori - ha concluso Marini - è rimasta percentualmente stabile a conferma che il ricambio generazionale in agricoltura è più alto che in altri settori.
L’IDENTIKIT DEI GIOVANI IMPRENDITORI AGRICOLI ITALIANI
· 61mila
· il 40 per cento ha aumentato il proprio fatturato nell’ultimo anno
· il 33 per cento è in fase di espansione aziendale
· Il 50 per cento ha una certificazione di qualità
10MILA GIOVANI AZIENDE NEL 2012
Sono quasi diecimila (9.170) le nuove imprese agricole nate nonostante la crisi nel primo trimestre 2012 con l’agricoltura che è l’unico settore che non ha visto diminuire la presenza percentuale di giovani imprenditori under 30. E’ quanto è emerso da un’analisi di Coldiretti Giovani Impresa resa nota in occasione dell’Assemblea in riferimento al rapporto sul mercato del lavoro dell'Organizzazione internazionale del lavoro e dell'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) per il G20 dei ministri del Lavoro in Messico). Nel tempo della crisi il ricambio generazionale in agricoltura è più alto che in altri settori con la presenza di giovani agricoltori che - sottolinea la Coldiretti - è rimasta percentualmente stabile mentre nell’attività manifatturiera si è più che dimezzata negli ultimi 30 anni. Oggi in un caso su dieci i giovani imprenditori scelgono proprio il settore agricolo per avviare un’attività. Il 33 per cento dei giovani agricoltori italiani si trova in fase di espansione aziendale, al Nord come al Sud, contro il 10 per cento della media nazionale. Gli under 30 sono particolarmente attivi nell’export, con il 13 per cento dei giovani che vende oltre confine, contro una media nazionale dell’8 per cento. Il 40 per cento dichiara inoltre di aver aumentato il proprio fatturato nell’ultimo anno, secondo un sondaggio Coldiretti/Swg.
LA CLASSE DIRIGENTE IN ITALIA HA 59 ANNI
E’ LA PIU’ VECCHIA IN UE
La classe dirigente italiana impegnata nelle politica, nell’economia e nella pubblica amministrazione ha una età media di 59 anni, la più alta tra tutti i Paesi Europei.
E’ quanto emerge dal primo report sull’età media della classe dirigente italiana nel tempo della crisi, presentato nel corso dell’Assemblea dei giovani della Coldiretti e realizzato in collaborazione con l’Università della Calabria. “La maggioranza della classe dirigente attuale andrà probabilmente in pensione prima che la crisi sia superata, anche se si tiene conto della riforma del Ministro del Lavoro Elsa Fornero”, ha ironizzato il delegato nazionale dei giovani della Coldiretti Vittorio Sangiorgio nel sottolineare che “la disoccupazione giovanile record non è solo un problema familiare e sociale, ma provoca anche un invecchiamento della classe dirigente italiana che deve affrontare la crisi con il Paese che sta rinunciando a energie e risorse fondamentali per la crescita”.
A conquistare il triste primato dell’anzianità nel momento economicamente più difficile per l’Italia dal dopoguerra sono - sottolinea la Coldiretti - le banche che hanno una età media degli amministratori delegati e dei presidenti di circa 67 anni, pari addirittura a quella dei Vescovi italiani in carica.
Nelle Istituzioni, tra i parlamentari l’età media dei senatori è di 57 anni e quella dei deputati 54. Ancora più alta è l’età media dei ministri del Governo guidato da Mario Monti: 64 anni. Nelle ultime 3 legislature sono stati eletti soltanto 2 under 30 su circa 2500 deputati, anche se il peso dei 25-29enni è pari a circa il 28 per cento della popolazione eleggibile (con più di 25 anni). Attualmente - precisa la Coldiretti - solo un deputato su 630 ha meno di 30 anni e appena 47 sono quelli under 40 mentre quelli over 60 anni sono 157. Il presidente del Consiglio, Mario Monti, ha 69 anni e i ministri più giovani, Renato Balduzzi e Filippo Patroni Griffi, hanno 57 anni. In Gran Bretagna David Cameron è diventato primo ministro a 43 anni, Tony Blair a 44, John Major a 47 e Gordon Brown a solo poco più di 50.
Il problema della burocrazia è forse quello che più colpisce cittadini e imprese che lamentano spesso la disattenzione nei confronti delle nuove tecnologie che potrebbero portare più efficienza o snellimento delle procedure. Forse non è un caso che - sostiene la Coldiretti - l’età media dei direttori generali della pubblica amministrazione è di 57 anni mentre, se si guarda alle aziende partecipate statali, l’età media - precisa la Coldiretti - sale a ben 61 anni. La situazione migliora nelle imprese private, anche se rimane drammatico il confronto con l’estero: l’età media degli amministratori delegati delle aziende quotate in Borsa a Milano è di 53 anni.
A preoccupare particolarmente - continua la Coldiretti - è il mondo della formazione con i professori universitari italiani che hanno una media di 63 anni, i più anziani del mondo industrializzato. Un quarto dei professori che ha più di 60 anni contro poco più del 10 per cento in Francia e Spagna e l’8 per cento in Gran Bretagna. Sono solo 3 su 16 mila circa i professori ordinari con meno di 35 anni e appena 78 quelli under 40, pari ad un peso dello 0,5 per cento.
I segretari regionali dei principali sindacati dei lavoratori hanno in media 57 anni, età solo leggermente inferiore a quella dei presidenti regionali delle organizzazioni di rappresentanza dell’industria e del commercio che è di 59 anni mentre nell’agricoltura, in Coldiretti, l’età media dei presidenti regionali è di 47 anni.
“Ad essere vecchie ed anche poche sono soprattutto le idee con le quali si vuole affrontare la crisi” ha sostenuto il Presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “si cerca di riproporre modelli di sviluppo fondati sulla finanza e sulle economie di scala che hanno già fallito altrove e che non hanno nulla a che fare con le peculiarità del Paese”. L’Italia - ha concluso Marini - può tornare a crescere solo se investe nelle proprie risorse che sono i territori, l'identità, il turismo, la cultura e il cibo che sono una leva competitiva formidabile per trainare il Made in Italy nel mondo".
ETA’ MEDIA DELLA CLASSE DIRIGENTE ITALIANA
| ISTITUZIONI |
|
| Governo |
64 |
| Senato |
57 |
| Camera |
54 |
| BANCHE |
67 |
| PROFESSORI UNIVERSITARI |
63 |
| DIRETTORI GENERALI PUBBLICA AMMINISTRAZIONE |
57 |
| DIRIGENTI PARTECIPATE STATALI |
61 |
| MANAGER AZIENDE QUOTATE IN BORSA |
53 |
| RAPPRESENZANZE IMPRESE INDUSTRIA E COMMERCIO |
59 |
| COLDIRETTI |
47 |
| SINDACATI DEI LAVORATORI |
57 |
| VESCOVI CHIESA CATTOLICA |
67 |
| MEDIA GENERALE |
59 |
Fonte: Elaborazioni Coldiretti/Università Calabria