20 Febbraio 2020
Clima, sul Po come in estate, è allarme siccità

Il livello idrometrico del Po è sceso ed è basso come in piena estate. Anomalie si vedono anche nei grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 25% di quello di Como al 28% dell’Iseo. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti dal quale si evidenzia che il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca è di -2,4 metri. Lo stesso di metà agosto scorso. Sono gli effetti – sottolinea la Coldiretti – del grande caldo e dell’assenza di precipitazioni significative in un inverno bollente con una temperatura che fino ad ora è stata in Italia superiore di 1,65 gradi la media storica secondo le elaborazioni su dati Isac Cnr relativi al mesi di dicembre e gennaio.

La situazione critica a causa di siccità e delle alte temperature per il fiume Po – sottolinea la Coldiretti - ha spinto l'Autorità distrettuale di bacino a convocare per il 6 marzo l'Osservatorio sulle crisi idriche. Obiettivo è fare il punto della situazione anche perché non si prevedono precipitazioni se non di scarsa entità. Potrebbero pertanto verificarsi ulteriori riduzioni dei livelli idrometrici, anche del 20%.

Nel centro sud la situazione è ancora più difficile. L’allarme siccità in campagna è scattato a partire dalla Puglia, dove la disponibilità idrica è addirittura dimezzata negli invasi rispetto allo scorso anno, secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio Anbi. Si registrano difficoltà anche in Umbria, con il 75% di pioggia in meno rispetto allo scorso anno caduta nel mese di gennaio. In Basilicata mancano all’appello circa 2/3 delle risorse idriche disponibili rispetto allo steso periodo del 2019. In Basso Molise – prosegue la Coldiretti – i terreni secchi seminati a cereali rischiano di non far germogliare ed irrobustire a dovere le piantine. Ma i problemi riguardano anche gli ortaggi, che già necessitano di irrigazioni di soccorso.  

Difficoltà anche in Sardegna, dove il Consorzio di Bonifica di Oristano ha predisposto a tempo di record l’attivazione degli impianti per l’irrigazione. Si deve garantire acqua ai distretti colpiti dalle grave siccità, con le colture in sofferenza per il perdurare dell’assenza di precipitazioni. In vaste aree della Sicilia i campi sono aridi e i semi non riescono neanche a germinare. Mancanza di acqua e vento minacciano anche le lenticchie di Ustica. Problemi anche nella zona del ragusano: nei pascoli l’erba è secca e si temono speculazioni sul prezzo del fieno per alimentare gli animali.

Nelle campagne lungo tutta la Penisola si fanno i conti con il clima anomalo che ha mandato in tilt la natura. Nel Veneto, ad esempio, si vedono piante in fiore e chiocciole che si sono risvegliate dal letargo prima del tempo.

Le ripetute giornate di sole hanno risvegliato 50 miliardi di api presenti sul territorio nazionale. Ingannate dalla finta primavera, le api sono uscite dagli alveari presenti per ricominciare il loro prezioso lavoro di bottinatura ed impollinazione. Ora si teme il ritorno del freddo, che potrebbe far gelare i fiori e anche far morire parte delle api. Un grande rischio, dopo una delle peggiori annate per la produzione di miele in Italia.

Il clima mite si fa sentire anche con le fioriture anticipate delle mimose in Liguria e dei mandorli in Sicilia e Sardegna dove iniziano a sbocciare le piante da frutto. In Abruzzo sono in fase di risveglio gli alberi di susine e pesche, mentre anche gli albicocchi in Emilia e in Puglia hanno già i fiori. Sui banchi – precisa la Coldiretti – sono arrivate con oltre un mese di anticipo le primizie. Nel Lazio gli agricoltori offrono agretti, carciofi romaneschi, erbe spontanee come il papavero e le fave. Anche in Puglia è già tempo di fave, insieme alle fragole arrivate prima di alcune settimane e già pronte al consumo.

L’eccezionalità degli eventi atmosferici – evidenzia Coldiretti – è ormai diventata la norma anche in Italia. Siamo di fronte ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione in Italia dove il 2019 è stato il quarto anno più caldo per il nostro Paese, dopo i record di 2014, 2015 e 2018 secondo le elaborazioni su dati Isac/Cnr che effettua le rilevazioni dal 1800.

L’andamento anomalo di questo inverno conferma dunque – continua la Coldiretti – i cambiamenti climatici in atto. Essi si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi e sfasamenti stagionali, che sconvolgono i normali cicli colturali ed impattano sul calendario di raccolta e sulle disponibilità dei prodotti che i consumatori mettono nel carrello della spesa. L’agricoltura – conclude la Coldiretti – è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici. Sfasamenti stagionali ed eventi estremi hanno causato una perdita in Italia di oltre 14 miliardi di euro nel corso del decennio tra produzione agricola nazionale, strutture e infrastrutture rurali.

 

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