26 Ottobre 2010
biogas, rischio di speculazioni

Rischio di bolle speculative per il biogas. Il boom degli impianti per la produzione di energia grazie all’uso di cereali e reflui zootecnici sta gonfiando i valori dei terreni, in particolare nella provincia di Cremona dove, fra autorizzati e in attività, si concentra quasi il 45 per cento dei siti lombardi: 94 sui 210 in attività o autorizzati in tutta la regione.
“L’avanzata di grandi impianti industriali rispetto a quelli medio piccoli che affiancano l’attività agricola – spiega Coldiretti Lombardia – sta generando una bolla speculativa sugli affitti dei terreni destinati al mais e alla segale usati come carburante energetico piuttosto che come foraggio per gli animali, facendo schizzare i valori da 500 euro a oltre 1.000 euro all’ettaro. Gli incentivi dello Stato sulle energie rinnovabili sono giusti, ma in certi casi rischiano di diventare una leva che gonfia il mercato e strozza chi invece continua a fare dell’agricoltura la sua attività principale”.
Per questo Coldiretti Lombardia chiede che la Regione verifichi e autorizzi solo progetti che dimostrino la loro sostenibilità ambientale dal punto di vista del consumo di suolo e dell’integrazione dell’attività agricola e poi che vengano rivedute le tariffe energetiche concesse ai grandi impianti.
Coldiretti Lombardia stima che attualmente in provincia di Cremona, dove si trova la prima linea della bolla speculativa, il biogas stia monopolizzando quasi 25 mila ettari su un totale di 130 mila.  “E’ chiaro che con una pressione del genere gli affitti dei campi vanno alle stelle – commenta Eugenio Torchio, Direttore della Coldiretti Lombardia –. Per noi il biogas buono è quello che completa l’attività agricola riutilizzando prodotti di scarto nell’ottica di una vera sostenibilità ambientale. Ma quando invece diventa un’attività industriale allora cominciano a vedersi squali a caccia di terreni a colpi di migliaia di euro e cresce la bolla speculativa sul mercato degli affitti”. Un problema che – avverte Coldiretti Lombardia – potrebbe coinvolgere anche gli impianti fotovoltaici che, invece di finire su tetti di stalle e cascine, rischiano di tappezzare le aree agricole con pannelli al silicio al posto di mais, grano, fieno o boschi.

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