11 Ottobre 2010
biogas e affitti d’oro, Coldiretti denuncia

“Grazie ai signori – soccidari – del biogas, continua lo scandalo degli affitti d’oro. Questo ci scippa un terzo del territorio agricolo di Cremona. Dove coltiveremo gli alimenti per le nostre vacche e i nostri suini? La politica quali risposte intende dare? Il perbenismo delle autorizzazioni dovute,  o le scelte di gestione e di indirizzo del Territorio?” Si apre con queste parole – forti e chiare – il documento pubblicato da Coldiretti Cremona, inviato agli imprenditori agricoli attraverso la newsletter che la Federazione rivolge, ogni settimana, alle imprese agricole (ma anche ad amministratori e rappresentanti istituzionali) del territorio.
Coldiretti torna senza mezzi termini, dunque, su un problema fortemente sentito, già posto in varie sedi: la corretta impostazione del tema “agro-energie”, nella convinzione che la funzione prioritaria della nostra agricoltura debba restare quella di produrre alimenti made in Italy e che quella agro-energetica debba rappresentare un’opportunità integrativa, come fonte supplementare di reddito da inserire nel concetto di multifunzionalità.
La produzione di agro-energia non può, come purtroppo sta avvenendo – denuncia a tal proposito Coldiretti Cremona – tradursi nella realizzazione di impianti di grandi dimensioni scollegati dalle imprese agricole e dalla produzione di cibo made in Italy. Operazioni che, come ben sappiamo, hanno l’effetto di far lievitare gli affitti e sottrarre terra agli agricoltori.
“Ci capita sempre più spesso di raccogliere il pensiero dei nostri  Soci a proposito di energie alternative ed in modo particolare dei cosiddetti impianti biogas. Per la verità, sempre più di frequente ascoltiamo racconti preoccupati e spesso, non senza ragione, indignati”  testimonia il Direttore Simone Solfanelli, osservando che oggi, visto il proliferare dei grandi impianti a biogas, quasi il 18,5% della superficie agricola utilizzabile di tutta la provincia di Cremona viene rivolta a tale destinazione.
“Il risultato di tutto ciò è che il mercato fondiario si sta stravolgendo: chi ha  realizzato l’impianto biogas senza il terreno necessario è disposto, visto il realizzo finanziario dato dal conto-energia,  a stipulare contratti di affitto con canoni di locazione che vanno dai 1.500 ai 1.800 euro ad ettaro. Nessun imprenditore agricolo tradizionale di buon senso, visti i prezzi che i prodotti realizzano sul mercato, è disposto a spendere tali cifre – aggiunge Solfanelli –. Senza considerare che questo 18,5% della superficie agricola utilizzata di Cremona viene sottratto alla filiera  zootecnica e quindi al meglio delle produzioni agroalimentari del nostro territorio”.
“Sia chiaro che nessuno in Coldiretti si sogna di demonizzare la produzione di energia da parte dell’imprenditore agricolo, ma  dobbiamo essere consci che c’è impianto ed impianto – prosegue il Direttore di Coldiretti Cremona –. Quando ci troviamo davanti a un’impresa che ha fatto la scelta di realizzare una struttura che si integra nella sua realtà aziendale,  che è dimensionata alle sue potenzialità produttive e quindi si alimenta con la produzione propria, allora sappiamo di avere di fronte un imprenditore che ha fatto una scelta di diversificazione della propria attività, di integrazione del reddito. In una parola sola, parliamo di multifunzionalità. E la salutiamo con interesse e favore. Quando invece vediamo mega-impianti del tutto scollegati alle reali potenzialità produttive aziendali e sappiamo che quella struttura per funzionare ha bisogno di  materiale vegetale che non è possibile produrre nell’azienda che realizza la centrale, ci preoccupiamo e molto.  A volte abbiamo il sospetto che questi pseudo-imprenditori siano semplici soccidari. Ed abbiamo motivo di credere che c’è necessità di ripensare questo modello speculativo dal fiato corto”.
Da qui gli interrogativi posti con forza dal documento di Coldiretti Cremona: “La politica quali risposte intende dare? Il perbenismo delle autorizzazioni dovute,  o le scelte di gestione e di indirizzo del Territorio?”
“Le autorità locali che autorizzano la realizzazione di questi impianti a nostro giudizio dovrebbero farlo con la consapevolezza di non operare solo una scelta tecnico-amministrativa – conclude il Direttore Solfanelli –,  bensì di dare un preciso indirizzo al proprio territorio e quindi di fare un vero e proprio atto politico. Da ponderare con la dovuta attenzione”. 

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