Stato di calamità per l’agricoltura lombarda: a chiederlo è la Coldiretti regionale che ha redatto la mappa dei danni della lunga estate calda spenta in questi giorni dalle piogge di Poppea. “La siccità di luglio e agosto ha inciso in modo pesante sulle coltivazioni sia sul fronte delle quantità prodotte sia su quello della spesa per il carburante che serve alle pompe di irrigazione – spiega Ettore Prandini, Presidente della Coldiretti Lombardia – fra Brescia, Milano, Sondrio, Bergamo, Mantova, Pavia e Cremona ci sono danni stimati, fra mancati raccolti e maggiori costi, per circa 200 milioni di euro”.
A Cremona il mais e il girasole hanno subito cali fra il 25 e il 30 per cento, la soia dal 30 al 40 per cento, il pomodoro fra il 20 e il 25 per cento, mentre per prati e barbabietole si sono raggiunti picchi negativi del 40 per cento. Inoltre la produzione di latte ha perso fra il 10 e il 15 per cento e negli allevamenti suini si è bloccata la crescita degli animali.
A Pavia si attendono perdite per 25 milioni 780 mila euro: le uve bianche hanno subito una riduzione fra il 15 e il 20 per cento per un valore di 6 milioni e mezzo di euro, per quelle nere si prevede una contrazione fra il 10 e il 15 per cento, le colture foraggere hanno perso fra il 30 e il 35 per cento del prodotto pari a circa 5 milioni e 880 mila euro, dimezzata la produzione di mais e sorgo nelle aree non irrigue per un valore di 7 milioni di euro, mentre le orticole hanno pagato al caldo una riduzione dal 20 al 25 per cento pari a circa 6 milioni e 400 mila euro.
Fra Milano, Lodi e Monza è raddoppiata la spesa per l’irrigazione di mais e soia, con un maggior costo di oltre 7 milioni di euro rispetto all’anno scorso, discorso simile per colture orticole in pieno campo con circa 100 euro all’ettaro di maggior costo rispetto al 2011 e con un meno 30 per cento sulla produzione in alcune realtà, il calo della produzione di latte a causa del caldo ha pesato per circa un milione e mezzo di euro, al quale si aggiunge la maggiore spesa per 60 milioni di euro in un mese per i rincari di mais e soia usati nel foraggio zootecnico, inoltre in provincia di Monza si è perso il 50 per cento del mais e il 70 per cento della soia, quasi dimezzata la produzione di uva in diverse aree di San Colombano (fra Milano e Lodi), mentre per il riso si stima un calo fra il 10 e il 15 per cento.
A Brescia c’è stata una mancata produzione di mais, soia, uva e olive per un valore che sfiora i 58 milioni di euro, oltre a una perdita di 7 milioni per il calo del latte: il mais ha perso il 20 per cento fra granella e trinciato per quasi 6 milioni di quintali, la soia si è ridotta del 25 per cento, nei vigneti ci sono cali del 20 per cento e del 30 negli uliveti. A tutto questo si aggiunge il costo dell’energia per refrigerare stalle e capannoni e per irrigare i campi.
A Mantova i campi di mais hanno perso fra il 5 e il 10 per cento del raccolto dove è stata possibile l’irrigazione per almeno 4 volte, il danno sale al 30 per cento in caso di 2 irrigazioni e raggiunge il 50 per cento senza le irrigazioni. In una zona del Destra Secchia non avendo a disposizione l’acqua del Consorzio di Bonifica ed essendoci terreni particolarmente compatti la riduzione sul raccolto di mais è stata anche del 70 per cento. Le perdite sul girasole oscillano fra il 5 e il 10 per cento, quelle sulla soia raggiungono il 30 per cento sul primo raccolto e il 50 per cento sul secondo, nei campi di barbabietole si è perso fra il 30 e il 40 per cento, il terzo e il quarto sfalcio dell’erba medica hanno registrato riduzioni fra il 30 e il 35 per cento, mentre le pere Igp del mantovano vedranno un calo di circa il 20 per cento.
A Bergamo la situazione è diversa a seconda delle zone considerate: nella pianura (area Romano-Treviglio) si segnalano perdite del 15-20 per cento su tutte le colture, cali anche del 70 per cento sull’erba media e del 10-15 per cento per il latte, nella media pianura (Bergamo – Ponte San Pietro) il mais ha perso fra il 60 e il 70 per cento del raccolto sulle zone non irrigue, l’uva bianca è quasi dimezzata e per quella nera si prevedono perdite fra il 20 e il 30 per cento, in collina e sulla montagna orientale (Sarnico – Clusone) dimezzate le colture foraggere, il mais registra perdite del 25 per cento nelle aree irrigue e del 70 in quelle non irrigate, l’uva bianca crolla del 50 per cento e quella rosa del 30, mentre in Valle Imagna e in Valle Brembana le perdite sul latte vaccino e caprino si sono registrate riduzioni fra il 18 e il 20 per cento, mentre le produzioni di erba e fieno sono crollate anche del 40 per cento.
A Sondrio la grandine ha devastato meleti con perdite di oltre il 30 per cento nei meleti, mentre sui vigneti nell’area del Grumello e del Sassella si è arrivati a crolli fra il 50 e l’80 per cento della produzione.
METEO: COLDIRETTI, SALE A 3 MILIARDI IL CONTO DEI DANNI DELL’ESTATE
E’ andato perso un valore pari al 10 per cento del Pil agricolo
Il maltempo accompagnato da nubifragi e grandine che hanno colpito a macchia di leopardo le coltivazioni fa salire a quasi 3 miliardi il conto dei danni all’agricoltura di un'estate pazza che è stata segnata dalla peggiore siccità da quasi 10 anni. E’ quanto emerge dal bilancio tracciato dalla Coldiretti dal quale si evidenzia che è andato perso oltre il 10 per cento del Pil agricolo.
Molti agricoltori - sottolinea la Coldiretti - hanno visto svanire il lavoro di un intero anno con mesi di grande caldo e di mancanza di pioggia che ha tagliato drasticamente i raccolti di mais, pomodoro, barbabietola, girasole, mentre la grandine ha provocato danni irreversibili a coltivazioni particolarmente sensibili come tabacco, frutta e soprattutto l’uva in attesa di vendemmia.
Le regioni più colpite - sottolinea la Coldiretti - sono state il Veneto e l’Emilia Romagna che contano perdite stimate in un miliardo ciascuna con danni gravi che si sono verificati in Toscana, (260 milioni), Lombardia (200 milioni), Puglia (180 milioni), Umbria (70 milioni) e Marche (60 milioni), ma hanno sofferto le coltivazioni un po’ in tutte le Regioni.
L’incontro degli Assessori all’agricoltura con il Ministro delle Politiche Agricole è fissato il 5 settembre per decidere gli interventi di sostegno da adottare. L’estate pazza - continua la Coldiretti - ha mandato in rovina ben il 50 per cento del pomodoro in Puglia e bruciato dal 30 per cento dei raccolti nazionali di mais fino al 40 per cento di quelli di soia, ma forti riduzioni sono previste per la barbabietola da zucchero e per il girasole (-20 per cento), senza dimenticare il calo del 10 per cento nella produzione di latte dovuto allo stress delle mucche. “Dopo un'estate così difficile sono a tutti più chiari gli effetti dei cambiamenti climatici nei confronti dei quali occorre intervenire con misure finanziarie per affrontare l’emergenza, ma anche con misure strutturali con le opere per la conservazione e distribuzione della acqua e il necessario potenziamento degli invasi per l’avvenuta modifica della distribuzione della pioggia” ha dichiarato il Presidente della Coldiretti Sergio Marini.
LE REGIONI PIU’ COLPITE DALL’ESTATE PAZZA
DANNI (in euro)
VENETO 1 miliardo
EMILIA ROMAGNA 1 miliardo
TOSCANA 260 milioni
LOMBARDIA 200 milioni
PUGLIA 180 milioni
PIEMONTE 100 milioni
UMBRIA 70 milioni
MARCHE 60 milioni
ITALIA 3 miliardi
Fonte: Elaborazioni Coldiretti